Rischio di un modello di allerta oggettivo basato sulla soggettività

Pubblicato in Ratio News

Risulta quasi scontato a livello teorico che lo strumento migliore nel valutare la sostenibilità del debito, ma anche il presupposto di continuità aziendale, sia il budget: in particolare, come ampiamente proposto, un budget di cassa mensilizzato che permetta di valutare l’incidenza dei flussi finanziari in entrata e in uscita al fine di assicurarsi che nel periodo indagato la “coperta” non sia corta e che la società sia in grado di fronteggiare le proprie obbligazioni nei mesi a venire. Con questo strumento, quindi, l’imprenditore dovrebbe essere nelle condizioni di valutare se le entrate (molto spesso sperate) saranno in grado di fronteggiare le uscite previste (molto spesso certe). Tale contrapposizione però tra cosa è certo e cosa non lo è, getta ombre, a nostro giudizio non di poco conto, sull’efficacia che tale strumento potrà e dovrà avere nell’ottica di avviare un’eventuale procedura di composizione dello stato di crisi.
Quindi, sebbene a livello teorico tale strumento sia preferibile, non è detto che lo sia anche a livello pratico. Va infatti tenuto conto che per le imprese di minori dimensioni la redazione di documenti aventi natura previsionale presenta spesso una serie di criticità. In particolare, tali criticità da un lato si sostanziano nel rischio che l’imprenditore non possegga competenze adeguate per fornire una rappresentazione attendibile di quello che accadrà alla sua impresa nei mesi futuri, dall’altro lato, e condizione ben più rilevante, non bisogna sottovalutare la finalità che tale strumento può avere agli occhi del suo redattore. La prima criticità può essere superata affidandosi a soggetti professionali più o meno esperti nell’effettuare questo tipo di valutazioni (tenendo però presente che la responsabilità resta poi in capo all’amministratore) che, a fronte di un costo addizionale in capo all’impresa, potrebbe portare all’implementazione di un ulteriore strumento utile; il superamento della seconda problematica, invece, risulta meno agevole. Ritrovarsi con il dovere di ricavare una serie di assunti alla base delle proiezioni (peraltro in grado di generare provvedimenti in capo all’impresa) è di per sé un fattore distorsivo, in grado di compromettere quindi tale budget quale strumento di conoscenza, per trasformarlo invece in uno strumento di comportamento.
Questi fattori ovviamente non pregiudicano definitivamente l’impostazione basata su elementi previsionali, che anzi dovrebbero essere utilizzati con maggior familiarità quali strumenti di gestione, ma dovrebbero far riflettere sull’opportunità del loro esclusivo utilizzo nella prevenzione di eventuali stati di crisi; situazione particolarmente interessante se si considera che l’impostazione quantitativa assunta dal legislatore ha proprio come finalità quella di limitazione delle scelte arbitrarie basate su elementi di soggettività.
Tali considerazioni spingono a ritenere che forse, per le realtà di minori dimensioni, più che sul previsionale, ci si dovrebbe basare sui dati storici: questi ultimi, sebbene imperfetti, si prestano comunque a un minor grado di soggettività o errore, sia nel quantum, sia per la finalità che sono chiamati a svolgere.

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