La nuova tassazione dei dividendi colpisce anche le Società tra Professionisti

Pubblicato in Ratio News

A seguito della legge di bilancio 2018, con la modifica alla disciplina della tassazione dei dividendi, un nuovo pericolo incombe sulle STP in forma di S.r.l. ed S.p.a.. Per i soci infatti il reddito frutto dell’attività professionale corrisposto in forma di dividendo risulta eccessivamente tassato ed elusivo del principio di progressività.

Sebbene la partenza non sia stata delle più repentine, soprattutto a  causa di una serie di dubbi di matrice sia fiscale che previdenziale, si sta assistendo a una sempre più radicata proliferazione delle società tra professionisti (STP). Si tratta quest’ultima, come noto, di una configurazione societaria che, con la sua introduzione, ha eliminato lo storico divieto della costituzione di società per l’esercizio delle professioni c.d. “protette”. Divieto che originariamente era sorto per garantire il diretto collegamento tra il professionista persona fisica (iscritto all’Ordine) e il suo cliente. In passato, i professionisti che volevano operare in forma aggregata potevano affidarsi alle sole associazioni professionali, enti paragonati alle società semplici, che non si interponevano nel rapporto professionista/cliente, ma che piuttosto sancivano un patto tra i professionisti in essa associati, delimitando i perimetri del loro operato e fissando regole condivise circa la ripartizione della ricchezza collettivamente prodotta. Tale accordo però, oltre a prevedere necessariamente la pluralità dei soci, non tutelava i soci sotto il profilo patrimoniale (responsabilità illimitata) e non consentiva il subentro di investitori, ossia semplici soci di capitali intenti a supportare finanziariamente l’impresa. Tali limitazioni, che spesso hanno limitato l’espansione di tali soggetti, minandone a volte anche la competitività con entità straniere ben più strutturante, sono superate nel momento in cui l’habitus prescelto sia quello della S.r.l. (o S.p.A) tra professionisti.  Scelta strategica che poteva essere dettata anche da logiche di tipo fiscale dal momento che lo studio associato risulta tassato per trasparenza, mentre le società di capitali no. Tale vantaggio è stato però di recente osteggiato con la modifica apportata ai criteri di tassazione delle partecipazioni qualificate. È, infatti, prassi ampiamente diffusa nelle associazioni professionali la chiusura delle singole partite iva dei professionisti associati e l’utilizzo della partita iva dell’associazione quale unico strumento di fatturazione. Tale approccio è spesso utilizzato come garanzia di esclusività nei confronti della società e degli altri soci. Questo tipo di approccio può essere seguito anche nella S.r.l. STP, ma sarà da evitare per i redditi prodotto a partire dal 2018. Gli eventuali redditi prodotti nel 2018, infatti, secondo l’attuale normativa, saranno tassati con applicazione della ritenuta a titolo d’imposta pari al 26%, non concorrendo quindi alla formazione del reddito in capo al professionista. Tale tassazione, oltre ad essere eccessiva e duplice (in quanto l’impresa su quei valori paga giù il 24% di Ires e l’irap), non permette un abbattimento legato alla deduzione dei contributi e alle detrazioni frutto delle singole posizioni soggettive. Risulterà quindi necessario per i professionisti l’apertura di una partita iva (con i necessari costi che ne derivano) e la fatturazione alla loro stessa società. Posizione anche dettata dall’impossibilità in talune circostanze di accedere al regime di trasparenza fiscale.

Condividi